Il concetto di rieducazione è fondamentale quando si parla di carceri, sebbene la sua introduzione si possa considerare relativamente recente. L'associazione onlus Il Carcere Possibile ha intravisto una strada della rieducazione anche nel teatro e per il decimo anno ha promosso una rassegna teatrale che porta il suo stesso nome e che è una delle più significative sul territorio nazionale. Con la collaborazione del Teatro Stabile di Napoli, i lavori di cinque compagnie di detenuti, provenienti da differenti Istituti di pena della Regione, sono stati ospitati al Ridotto del Mercadante il 12, il 18 e il 19 dicembre.
A chiudere la rassegna sono stati gli attori provenienti dall'Istituto a Custodia Attenuata di Eboli con lo spettacolo Una smorfia di napoletanità, introdotto proprio dalla coraggiosa Direttrice dell'I.C.A.T.T. Rita Romano, che crede nel suo mestiere e nel potere nobilitante della cultura. I detenuti hanno portato in scena Massimo Troisi ed hanno allestito uno spettacolo piacevole e divertente, soprattutto per il pubblico più giovane che ha sempre meno familiarità con La Smorfia. Alla fine dell'esibizione è stato possibile aprire un momento di dibattito nel quale ognuno degli attori ha esternato con grande spontaneità l'importanza che l'attività teatrale ha assunto nell'ottica della loro riabilitazione personale e sociale (“Il teatro mi ha insegnato a conoscere la parte di me che dice chi sono veramente”, dice uno di loro).
Il valore di un'iniziativa come questa non va rintracciata solo nella rieducazione dei detenuti, ma anche nell'educazione di chi è all'esterno e non ha un'idea precisa di cosa sia realmente il carcere. È necessario avvicinare le persone alla vita di chi si trova recluso, con le relative problematiche, e promuovere uno scambio che può dimostrarsi proficuo in entrambi i sensi. In questo particolare momento del nostro paese, e aldilà dei confini regionali, l'esperienza di chi sta scontando una pena può aiutare i giovani a capire che non devono scegliere la strada “più facile”, perché se la vita fuori può essere dura, quella dietro le sbarre lo è ancora di più.